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Disturbi del Comportamento Alimentare

I disturbi del comportamento alimentare  o disturbi alimentari (DCA) sono patologie caratterizzate da una modifica delle abitudini alimentari e un’eccessiva preoccupazione per le forme e il peso corporeo. I principali disturbi dell’alimentazione  sono  l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, i disturbi dell’alimentazione incontrollata o binge  eating disorder e i disturbi alimentari sottospoglia quelli  che non soddisfano tutti i criteri per una diagnosi piena. Ancora oggi è difficile definire con precisione le cause di un tale squilibrio alimentare.

La sua origine, raramente univoca, pare essene strettamente legata alla storia personale, nonché all’ambiente familiare e sociale. L’anoressia mentale è una restrizione dell’alimentazione, che rischia di portare a una grave denutrizione e non ha nulla a che vedere con una dieta. Una caratteristica quasi sempre di chi soffre di anoressia è l’alterazione dell’immagine corporea e il pensiero ossessivo del cibo e la paura di ingrassare. Il problema alimentare è soprattutto un problema relazionale; sia nell’anoressia che nella bulimia nervosa infatti, la valutazione di se stessi dipende in modo eccessivo dal peso e  dalla forma del proprio corpo. I disturbi alimentari potremmo dire che sono soprattutto dipendenze femminili, infatti la percentuale di donne che ne soffre è significativamente maggiore rispetto ai maschi.

Minuchin parla di “famiglia anoressica”per sottolineare come la famiglia sia al centro dell’attenzione e la paziente designata sia solo la portatrice di un sintomo all’interno di un sistema più complesso. La famiglia diventa la matrice di contesto dove viene definito il proprio se per cui è importante osservare le dinamiche trigenerazionali, le linee intergenerazionali e i miti familiari. Accanto a ciò ovviamente si prende anche in considerazione la realtà intrapsichica della paziente designata. L’anoressia, dunque, è un disturbo che riflette modalità particolari di funzionamento familiare, quali la tendenza a evitare i conflitti, un atteggiamento eccessivamente protettivo dei genitori nei confronti dei figli, una mancanza di regole chiare e di confini tra i membri della famiglia, da cui risulta un’eccessiva intrusione di ciascuno negli spazi dell’altro.

Allo stesso modo, le madri delle ragazze anoressiche sono quasi tutte iperprotettive e dominanti. Sembra che in queste famiglie siano incoraggiati e premiati la disciplina e il successo, più che la conquista dell’autonomia e di una consapevolezza matura. Un’apparente armonia tra i membri della famiglia diventa il modo in cui ci si preserva dall’affrontare i problemi e si mantiene la stabilità. Invischiamento e iperprottetività vanno nelle famiglie anoressiche di pari passo. Talvolta la figura paterna è in posizione periferica nella famiglia. Gli impegni di lavoro, il modello culturale, ormai superato in una società in cui sia l’uomo sia la donna lavorano fuori casa, lo portano a delegare quasi completamente il compito di seguire i figli alla madre. Questo comportamento paterno può generare nei figli un senso di abbandono e di inadeguatezza, per cui finiscono erroneamente per considerarsi poco importanti per il genitore

Inoltre, durante l’adolescenza, talvolta le figlie entrano in conflitto con la madre, mentre risulterebbe più armonico il rapporto con il padre. Le famiglie di anoressiche sembrano quadri ben dipinti, perfetti, da esporre al mondo. Una pace a tutti costi, un rapporto ostentatamente corretto e rispettoso, se invece si osservano con più attenzione le dinamiche interne, le disconferme tra i diversi membri e le squalifiche apparirebbero continue.

La terapia psicologia è una parte importante nel trattamento di cura dei disturbi alimentari, aiuta il paziente a riconoscere e modificare gli schemi errati delle proprie abitudini alimentari ma soprattutto a riconoscere qual è il legame affettivo e relazionale che si esprime attraverso il cibo anche nel contesto familiare.


Dr.ssa Teresa Paolella
Psicologa Psicoterapeuta a Roma


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