“L’uomo occidentale è sempre più altrove, connesso nella nebbia,e sempre meno ancorato al corpo e alle sue sensazioni profonde
Renè Spitz
Viviamo nell’era del “sempre connessi”, l’avanzamento di internet e delle nuove tecnologie hanno portato a un livello di “connessione virtuale” mai raggiunte prima d’ora. Ci serviamo della rete per accedere a qualsiasi informazione, controllare quello che succede intorno a noi, ascoltare musica, lavorare, giocare, vedere quello che succede dall’altra parte del mondo. Abbiamo dato anche un nome a questa paura irrazionale di essere sconnessi, allontanati dalla possibilità di rimanere collegati tramite il nostro smartphone, “nomofobia”.
Allo stesso tempo, siamo sempre più isolati, soli, lontani, abbiamo l’illusione di controllare ogni cosa, una sensazione di onnipotenza, e paradossalmente perdiamo il controllo delle persone, delle relazioni di persona con le loro implicazioni emotive, perché la comunicazione è fatta di verbale, non verbale e paraverbale, manca il contatto fisico, manca la prossemica della comunicazione. Il web si presenta a noi come un antidoto al sentirsi soli, siamo portati a credere che essere connessi digitalmente sia il corrispettivo di avere relazioni di persona. Siamo sempre più incapaci di leggere la realtà con le sue coloriture emotive, sfumature che si colgono spesso solo con la vicinanza fisica.
Ogni spazio genera nuovi comportamenti e lo spazio social ha prodotto nuove forme di comunicazione, nuovi codici linguistici e modi di essere in relazione. Si è annullata la distanza fisica, si possono curare relazioni che altrimenti sarebbero escluse, tutto è immediato ma allo stesso tempo si ha più difficoltà a scambiarsi emozioni, sensazioni, a condividere il proprio mondo interiore, lo schermo spesso funziona da filtro e da maschera nascondendoci da chi siamo veramente, proteggendoci dalla nostra emotività e a volte anche da noi stessi.
I social sono sicuramente uno strumento di comunicazione ma non possono sopperire a tutte le implicazioni che un legame vis a vis con una persona comporta. E per dirlo con le parole di Zygmunt Bauman : “ I sentimenti passano, le emozioni vanno coltivate” e quindi hanno bisogno di tempo e di spazi che vanno oltre quello social.
Dr.ssa Teresa Paolella
Psicologa Psicoterapeuta a Roma