La dipendenza affettiva

“ Io ho bisogno che qualcuno abbia bisogno di me, ecco cosa. Ho bisogno di qualcuno per cui essere indispensabile. Di una persona che si divori tutto il mio tempo libero, il mio ego, la mia attenzione. Qualcuno che dipenda da me. Una dipendenza reciproca. Come una medicina che può farti del bene e male al tempo stesso.”

Chuck Palahniuk


Quando la dipendenza non coinvolge un oggetto, una sostanza o un gioco ma una relazione, è più difficile da riconoscere e comprendere. Se poi parliamo di amore, la situazione si fa ancora più complessa in quanto c’è una linea molto sottile tra l’amore e il mal d’amore. E anche la nostra cultura alimenta quell’idea di amore salvifico ma sofferto, verso la felicità.

Impariamo fin da piccoli ad amarci attraverso l’altro, rispecchiamento materno, ma viene fuori in tutta la sua sofferenza solo dopo un abbandono, quando l’unico pensiero totalizzante è rivolto a quel rapporto, si pensa a come risolvere i problemi dell’altro, se perde interesse per tutto ciò che riguarda la propria vita e si vive in funzione dell’altro.

La dipendenza affettiva è una condizione mentale tipica del nostro tempo tipica del nostro tempo che rappresenta un’importante fonte di sicurezza sostitutiva rispetto alla certezza dei valori in crisi e all’instabilità e la precarietà delle relazioni tradizionali, coppia e famiglia, che tendono a selezionare stili di attaccamento ambivalente o conflittuale e a favorire la formazione di legami affettivi incostanti e deboli. La dipendenza affettiva trova la sua origine in bisogni infantili inappagati, il bambino i cui bisogni d’amore rimangono non riconosciuti si adattano imparando a limitare le loro aspettative. Questo processo di limitazione può portare al formarsi di pensieri del tipo “Non sono degno di essere amato”.

L’amore per i dipendenti affettivi è ossessivo, inibito. Evitano i cambiamenti, nel rapporto manca spesso una vera intimità. L’amore è parassitario e chiede la devozione assoluta dell’amato. La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti d’amore è la “stagnazione”. Pieni di timori per ogni cambiamento, soffocano lo sviluppo delle capacità individuali e sopprimono ogni desiderio e interesse. Il bisogno di sicurezza fa da guida ad ogni progetto emotivo.

La dipendenza affettiva è stata trattata fino al 1996 con la psicoterapia individuale. Da quel momento in poi, vari studi hanno messo in evidenza come si ottengono ottimi risultati con la psicoterapia di gruppo. Il gruppo infatti costituisce un setting all’interno del quale il dare e il ricevere attenzioni, il desiderio di emergere dall’isolamento, il condividere il malessere e la voglia di uscirne, il trovare insieme possibilità di soluzioni, permette lo svilupparsi di un processo terapeutico che generalmente porta ad una significativa modifica delle modalità di relazione con sé e gli altri e una conseguente attenuazione dei sintomi. Il momento che porta le persone a chiedere aiuto è la percezione del vuoto, dalla perdita dell’identità, dalla rabbia e la frustrazione di non veder ricambiata la dedizione. L’obiettivo del processo terapeutico è rappresentato dall’acquisizione di consapevolezza, una maggiore comprensione del sé, abbandonando un atteggiamento ipercritico e controllante.

Se ti trovi anche tu in un momento di vuoto, tristezza e disperazione per l’ennesimo rapporto finito nello stesso modo, chiama il nostro centro. Nel gruppo potrai trovare condivisione e accoglienza, lavorando insieme per uscire da vecchie modalità distruttive e costruendo delle nuove, più funzionali e soddisfacenti.


Dr.ssa Teresa Paolella
Psicologa Psicoterapeuta a Roma


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